Gli strumenti di Paolo Boni nel suo laboratorio, 7 Impasse du Rouet, Parigi XIV © Marie-Laure Picard

“Ho costituito una panoplia inedita di strumenti che rispondevano all’esigenza di una presa diretta, quanto più piena e ampia possibile, sul metallo: lime, la cui testa si assottigliava in una lingua rettangolare affilata all’estremità, punta piatta su tutta la superficie o laterale, approfondendo le misure. Frese montate su trapano, in modo da ottenere effetti di modulazione: rilievi, fossette, puntinature, che ottengo anche dall’utilizzo di metalli prefabbricati.

Non ho voluto trascurare le nuove possibilità offerte dal taglio, dallo svuotamento della lastra: tagliandola sulla forma esterna del disegno, si rompe la rigidità geometrica della cornice, i margini entrano in comunicazione con l’interno, la materia della carta vergine viene integrata nella prova, la composizione cessa di essere limitata al solo formato della superficie incisa.
La combinazione di due, tre, quattro lastre tagliate da metalli diversi e rivettate – zinco, ottone, rame, alluminio, ferro – determina oltre al rilievo, variazioni di tonalità dovute alle differenze di pressione e alla reazione specifica del colore a seconda del tipo di metallo. Nel caso delle stampe policrome, le mie lastre sono composte, come puzzle, da elementi dissociabili che vengono inchiostrati separatamente, poi ricomposti: la stampa può essere eseguita in un unico “passaggio”, senza il rischio che gli inchiostri si mescolino.

Ho trovato nell’incisione quella che per me è senza dubbio la condizione dell’immaginazione plastica: possibilità di interrogarsi, al livello più semplice del trattamento e della scelta dei materiali – ma, forse anche, sotto il colore dell’incanto con il gioco delle forme, una risposta al bisogno di rompere, con la violenza, il silenzio glaciale del metallo. Soddisfacendo i riti di un’aggressività elementare, i miei connazionali d’altri tempi, i capomastri toscani, forgiarono, cesellarono, assemblarono pezzo per pezzo, con infinita sollecitudine, queste terribili e meravigliose armature in esilio al Metropolitan Museum.”

Paolo Boni

Sovrapposizione, lastra di grafiscultura, 1967